Mantra Tibetani: significato e uso dei principali mantra buddhisti

Il Buddhismo Mahayana ha elaborato ulteriormente questo obiettivo dato che lo considerava in qualche modo “troppo egoista”, essendo concentrato particolarmente nella liberazione di sé stessi e basta. L’obiettivo non può essere quindi solo quello di liberarsi ma anche quello di essere strumento di liberazione per altri.
Così ha preso particolarmente piede la figura del Bodhisattva non solo come essere archetipico il cui nome (recitato nei mantra tibetani) porta con sé specifiche qualità, ma anche come definizione di “colui che ha preso l’impegno di ottenere la liberazione”, ovvero il praticante, in sanscrito lo Yogi.
Così non c’è un solo mantra tibetano (o mantra buddhista che dir si voglia) ma ce ne sono diversi e spesso si riferiscono a specifici Bodhisattva che attivano nel praticante, recitandone il nome contenuto nel mantra, specifiche caratteristiche o virtù. Vediamone e sentiamone tra tra i più importanti insieme…
Mantra Avalokiteshvara: Om Mani Padme Hum
Questo mantra tibetano è probabilmente il più famoso di tutti e immagino che anche tu lo abbia già sentito. Avalokiteshvara è il Bodhisattva che rappresenta la compassione e quindi chi recita il suo mantra con amore e devozione sviluppa questa importantissima qualità spirituale.
L’apertura Om del mantra è il famoso mantra OM che si trova davanti a quasi tutti i mantra: Mani significa gioiello e Padme significa loto mentre Hum è un bija mantra che protegge dalla collera e dai demoni.
Quindi questo mantra mette in connessione con la saggezza (il loto) e la compassione (il gioiello). Spesso viene tradotto come “Il mio rispetto al gioiello che si trova sul loto del cuore”, che sembra essere particolarmente collegato al concetto della filosofia vedica per cui sul loto del cuore, vicino all’anima, si trova il Paramatma, la forma personale del Signore.
Mantra Manjushri: Om A Ra Pa Ca Na Dhih
Manjushri è il Bodhisattva che rappresenta la saggezza e quindi il suo mantra porta con sé proprio questa qualità. Nella sua manifestazione come forza archetipica viene raffigurato mentre brandisce una spada con la mano destra per tagliare alla radice l’illusione e la confusione mentale.
Nella mano sinistra tiene un fiore di loto, simbolo per eccellenza di saggezza e illuminazione.
Come spesso accade, si inizia col bija mantra OM per poi proseguire con 5 sillabe di un sillabario (nella lingua sanscrita non ci sono lettere dell’alfabeto ma sillabe) ad indicare dei suoni sacri che sintetizzano tutta la saggezza che si trova nelle scritture.
Poi viene la parola Dhih che significa pensare, meditare, riflettere, pregare, comprendere e, in senso lato, saggezza.
Infatti l’abitudine di fermarsi a riflettere o anche solo ad ascoltare attentamente è spesso considerata sinonimo di saggezza, in controtendenza con la cultura moderna occidentale in cui non si vede l’ora di dire la propria, piuttosto che meditare sulle cose e, quando si è con gli altri, ascoltare i vari punti di vista per arricchirsi.
Mantra Vajrapani: Om Vajrapani Hum
Il Bodhisattva Vajrapani è rappresentato con un fulmine nella mano destra, che serve a distruggere le tenebre dell’ignoranza, ed è circondato dalle fiamme. Ha il volto pieno di rabbia, anche se bisogna comprendere che non è rabbia alimentata dall’odio, ma dalla determinazione.
Molto probabilmente anche tu, come molti altri, penserai che questo è il mantra meno buddhista di tutti :). Ciò è dovuto al fatto che spesso e volentieri alla spiritualità si associano solo emozioni di calma e serenità. In effetti normalmente è così, ma anche la potenza infuocata a volte è necessaria nel percorso che porta alla liberazione.

Insieme con i mantra Avalokiteshvara e Manjushri, il mantra Vajrapani fa parte della trinità di Bodhisattva conosciuti come i Tre Protettori della Famiglia.
Anche nel caso dei mantra tibetani è importante seguire tutte le indicazioni di base del Mantra Yoga, pena la loro poca se non nulla efficacia. Recitare un mantra è una pratica molto potente che può velocemente cambiare la propria vita ma deve essere fatto con la giusta attitudine.
Molti mi chiedono quale sia la differenza tra i mantra buddhisti e quelli vedici. Come hai potuto vedere i matra tibetani sono per la maggior parte scritti nell’antica lingua sanscrita dei Veda e quindi sono vedici a tutti gli effetti.
Il fatto è che si pensa che le parole sanscrite, come quelle dei mantra tibetani, siano composta da sillabe che evocano l’energia del significato di quella parola, per cui nel suono c’è anche il segreto del potere del mantra.
Dunque recitare un mantra non è solo una specie di ipnotismo della mente subconscia, ma una vera e propria pulizia basata sulla vibrazione che il mantra stesso produce a livello fisico e mentale. E quindi ogni mantra, producendo suoni diversi, produce anche effetti diversi.
Ovviamente questo vale anche per i mantra tibetani, molto antichi ed appositamente creati e tramandati per avere effetti profondi sulla psiche.
Per questo semplice motivo non c’è una vera e propria differenza tra i mantra tibetanie quelli vedici, entrambi hanno lo stesso scopo, metterci in connessione con il super-io per trovare la pace, la serenità e la felicità.
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